I sogni di Jung
Nell'ottobre del 1913, mentre mi recavo in treno da Zurigo a Schaffhausen, mi accadde una cosa strana. All'imbocco di una galleria, perdetti coscienza del tempo e del luogo, per tornare in me soltanto un'ora dopo, quando il capotreno annunciò l'arrivo a Schaffhausen. Nell'intervallo avevo avuto un'allucinazione, una fantasia. Mentre guardavo la carta d'Europa, vidi il mare sommergerla tutta, un paese dopo l'altro, a cominciare dalla Francia e dalla Germania. In breve l'intero continente era sommerso, a eccezione della Svizzera: la Svizzera era come una montagna, così alta che le onde non potevano sommergerla. E vidi me stesso seduto in cima alla montagna. Poi, guardandomi intorno, compresi che il mare era un mare di sangue, sulla cui superficie galleggiavano cadaveri, tetti divelti, travi bruciacchiate.
La stessa fantasia si ripeté tre mesi dopo, nel dicembre del 1913, sempre mentre andavo a Schaffhausen in treno, sempre all'imbocco della galleria. (In seguito mi resi conto che l'ingresso nella galleria era come un'immersione nell'inconscio collettivo). Come psichiatra, incominciai a preoccuparmi, mi chiesi se non stessi per «fare una schizofrenia», come si diceva nel gergo di allora. Infine, alcuni mesi dopo, feci il seguente sogno: mi trovavo nei Mari del Sud, vicino a Sumatra, d'estate, in compagnia di un amico. Apprendemmo dai giornali che sull'Europa si era abbattuta una terribile ondata di freddo, quale non si era mai verificata prima. Decisi di andare a Giacarta a imbarcarmi per tornare in Europa, mentre il mio amico disse che sarebbe andato con un veliero da Sumatra allo Hadramaut per continuare da lì il viaggio attraverso l'Arabia e la Turchia. Arrivai dunque in Svizzera. Tutto era coperto di neve, a perdita d'occhio. Dalla neve spuntava però una grandissima vite carica di grappoli d'uva. Mi avvicinai e incominciai a coglierli e a distribuirli a una massa di persone che mi circondava ma che io non riuscivo a vedere.
Tre volte si ripeté questo sogno, finché incominciai ad angustiarmi. In quel periodo stavo preparando una conferenza sulla schizofrenia che dovevo tenere ad Aberdeen a un convegno. Continuavo a ripetermi: «E' di me che parlerò! Finirà che impazzisco appena terminato di leggere la relazione». Il convegno doveva tenersi nel luglio del 1914, lo stesso periodo in cui, nei miei tre sogni, mi ero visto in viaggio per i Mari del Sud. Il 31 luglio, appena terminata la mia conferenza, appresi dai giornali che era scoppiata la guerra. Finalmente compresi. Quando il giorno dopo sbarcai in Olanda, non c'era nessuno più felice di me. Adesso ero certo che non avrei avuto nessun episodio schizofrenico. Capii che i sogni e le visioni mi erano venuti dal sottosuolo dell'inconscio collettivo. Non mi restava che approfondire e convalidare questa scoperta. E questo è ciò che cerco di fare da quarant'anni.
(tratto da: Jung Parla, Adelphi, 2002)