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In libreria il nuovo libro di Alessandro Raggi
In libreria il nuovo libro di Alessandro Raggi
  16/01/2018 - alessandro

L'esperienza clinica in ABA. Ricerca e trattamento dei disturbi del comportamento alimentare

Alessandro Raggi, Giuliana Mittiga (a cura di)

2017, Franco Angeli, Milano

 

(Per acquistare il libro clicca qui)

 

Presentazione del volume:

Questo libro raccoglie inediti contributi teorici e clinici che esplorano in maniera innovativa e multidisciplinare il complesso lavoro di cura di chi esprime il proprio disagio attraverso il fenomeno anoressico-bulimico.
In un'epoca in cui emergono con sempre maggiore prepotenza tentativi semplicistici di riduzione di queste manifestazioni cliniche a meri aspetti sintomatici, i cui tentativi di "cura" si risolvono spesso in vani approcci alla modulazione del comportamento alimentare, ABA ripropone un modello "alternativo" di cura incentrata sul soggetto, sulla sua storia e sulla sua posizione esistenziale.
La serie di riflessioni e testimonianze qui scelta offre dunque al lettore il senso dell'esperienza maturata in oltre venticinque anni di attività clinica in ABA: vi si ritrovano, infatti, considerazioni circa i nodi, i passi e le interruzioni che hanno segnato il tragitto compiuto dal soggetto per la ricerca di una soluzione al proprio malessere. Inoltre il volume esplora e rilancia una serie di domande, con i relativi tentativi di risposta, circa il discorso sociale e familiare che fa da sfondo alle anoressie e bulimie: che si tratti di un abuso sotteso che passi di generazione in generazione, che riguardi i nuovi assetti sociali, che interroghi le posizioni genitoriali. Particolare valenza assume la nozione di trauma, inteso sia in senso narrativo, ovvero riportato nella storia del soggetto, sia in senso clinico come soluzione di continuità psichica, e del peculiare legame tra questo e i disturbi del comportamento alimentare. Tra i contributi presentati, sono inclusi anche lavori di ricerca empirica realizzati in ABA, che rappresentano letture sinora inesplorate di queste condizioni cliniche così complesse.

 

Contributi dei seguenti autori: 

Dora Aliprandi, Luisa Antonangeli, Emanuela Apicella, Giulia Balzano, Nikla Bene, Luigi Cabua, Laura Castaldo, Arianna D'Acuti, Fabiola De Clercq, Ilaria Giordani, Giuliana Grando, Annabella Guetta, Silvia Loi, Leonardo Mendolicchio, Giuliana Mittiga, Elena Mondello, Francesco Palumbo, Alessia Raffaeli, Alessandro Raggi, Paola Viola


     
Gomorra: il crimine non è "creato" dalla fiction
Gomorra: il crimine non è "creato" dalla fiction
  21/12/2017 - alessandro

Una rappresentazione ingenua della realtà, che sta circolando in queste ore, vorrebbe che la fiction, la narrazione, sia responsabile del fenomeno criminale delle "stese" che sta affligendo il territorio di Napoli e della Campania.

Qualcuno tra i rappresentanti delle Istituzioni, senza misurare le proprie parole e con un disinvolto aggiramento delle proprie responsabilità, si è spinto persino ad accusare Roberto Saviano, autore del libro "#Gomorra" da cui è tratta la serie TV, di aver addirittura creato le condizioni per l'emulazione di questi comportamenti devianti.

 

È complicato stabilire se queste idee siano frutto di ingenuità, oppure di fenomeni di diniego rispetto a una realtà che si è impotenti a modificare. Il diniego onnipotente funziona esattamente in questo modo: un meccanismo di difesa psicologico che consente di negare, censurare quella verità che è troppo dolorosa da accettare. Da sempre in questi territori è difficile affrontare la realtà, specialmente  - a quanto pare - per lo Stato e per le Istituzioni, che quando non colludono, latitano, o assistono indolenti. Viene anche il sospetto che un ribaltamento dell'ordine logico-causale così evidente, da parte dei rappresentanti delle Istituzioni, possa essere una inconsapevole menzogna utile ad alleggerire i propri sensi di colpa.

 

Questi fenomeni di violenza gratuita, anche non predatoria, a #Napoli esistono da sempre e dare un nome alle cose (#stese), non significa crearle, bensì semplicemente tratteggiarne lo sfondo archetipico dal quale traggono origine. Il racconto, il film, la narrazione del crimine, può tratteggiare e definire dei personaggi e può finanche strutturarsi, in una relazione circolare, quale fonte d'ispirazione stilistica. I corleonesi de "Il Padrino" suggerirono davvero uno stile ai mafiosi dell'epoca: ma quelli erano già mafiosi, non certo bravi ragazzi di campagna. 

Certo è più rassicurante immaginare che bande di quindicenni armati, animati da una rabbia acefala, si siano materializzati dalle scene di un film, piuttosto che accettare che siano figli partoriti, allevati e educati da genitori reali che abitano le nostre città del mezzogiorno.

 

(Nell'immagine: intervista ad Alessandro Raggi dal quotidiano "ROMA" del 21.12.2017)

 

 


     
La via del Sè: passaggio per l'Ombra
La via del Sè: passaggio per l'Ombra
  21/06/2017 - alessandro

La via dell'autoconoscenza non necessariamente deve passare attraverso l'analisi. Noi conosciamo e applichiamo questo metodo, ma la storia di ogni cultura ne tramanda innumerevoli e diversi.

 

Da Virgilio a Dante la discesa nell'oscurità infera precorre necessariamente la visione della luce. Jung notò come il procedere dell'analisi fosse scandito da una serie di tappe, le quali si presentavano in una successione simile ai procedimenti alchemici. In analisi questa successione non ha comunemente un percorso lineare, bensì circolare.

 

La cultura alchemica si sviluppò dalla tarda antichità in India e in Cina, in occidente ebbe il suo culmine nel medio evo. Gli alchimisti ricercavano la conoscenza del mondo, di Dio e della spiritualità attraverso la natura, divennero esperti conoscitori delle proprietà dei metalli e degli aspetti taumaturgici e curativi delle erbe. Si compievano esperimenti, materialmente, all'interno di officine e laboratori. Mentre la chimica moderna opera sulla materia, scindendola dal suo aspetto spirituale, l'opera alchemica era principalmente interessata a recuperare elementi spirituali connessi alla materia: "Passione", "Unione", "Morte", all'interno delle trasformazioni subite dalla materia, erano le variabili spirituali ricercate dagli alchimisti. Nella visione junghiana il processo trasformativo (e liberativo) dell'uomo è inscritto in un percorso denominato "Individuazione".

 

Il culmine di questo processo è nella riconciliazione tra istanze inconsce ed opposte, affinché queste trovino una rinnovata elaborazione, portando al riconoscimento del "": l'elemento centrale ed unificatore della coscienza. L'opera alchemica poteva dirsi compiuta nella trasformazione della materia grezza (piombo) in metallo nobile (oro): la pietra filosofale. Primo passaggio obbligato di ogni processo trasformativo alchemico, è il verificarsi della "Nigredo": la riduzione della materia allo stato di morte e putrefazione, preludio ai successivi passaggi trasformativi.

 

È su queste similitudini che Jung considerò quale prima ed essenziale tappa dell'analisi il confronto con l'Ombra. Così come la Nigredo è un passaggio necessario per raggiungere l'oro, l'Ombra, è premessa necessaria per il reperimento di nuove mete materiali e spirituali. Gli alchimisti dovevano confrontarsi con la Nigredo per ottenere la pietra filosofale; l'uomo è parallelamente tenuto al confronto e dall'integrazione dell'Ombra: ecco dunque l'Ombra individuale manifestarsi quale istanza portatrice, in potenza, delle virtù piene ed unificate contenute nel Sé.


     
"IL MITO DELL'AMORE FELICE: Dipendenze affettive e relazioni patologiche"
"IL MITO DELL'AMORE FELICE: Dipendenze affettive e relazioni patologiche"
  18/05/2017 - alessandro

CONVEGNO

SEDE DELL'EVENTO:
GALLERIA D'ARTE HDE
Via Giuseppe Fiorelli 12, - Napoli

 

PATROCINI:
Comune di Napoli
Ordine Psicologi della Campania
Sindacato Unitario dei Giornalisti della Campania
Associazione di psicologia analitica ALBA

Direzione Scientifica: PsicoterapicaMente - Centro di Psicologia e Psicoterapia

 

PROGRAMMA:

 

MODERA L'EVENTO
DOTT. CLAUDIO SILVESTRI - GIORNALISTA DEL QUOTIDIANO "ROMA" - SEGRETARIO SINDACATO UNITARIO GIORNALISTI DELLA CAMPANIA

 

INTRODUZIONE
DOTT.SSA ROBERTA GAETA - ASSESSORE AL WELFARE E SANITÀ DEL COMUNE DI NAPOLI

 

INTERVENTI

 

"Frammenti di un discorso dis-amoroso: l'amore nella prospettiva psicoanalitica al di là del sintomo nella coppia"
DOTT. LEONARDO MENDOLICCHIO - PSICHIATRA, PSICOANALISTA - MEMBRO SCUOLA LACANIANA DI PSICOANALISI

 

"Essere insieme o stare insieme? Trappole psicologiche nella coppia" 

DOTT. SSA NIKLA BENE - PSICOLOGA, PSICOTERAPEUTA DELLA GESTALT - SOCIO DI "PSICOTERAPICAMENTE"

 

"La letteratura delle dipendenze affettive: quando i romanzi insegnano più della scienza" 

DOTT. VITTORIO SCHIAVONE – MEDICO PSICHIATRA, AIUTO PRIMARIO NELL'ISTITUTO "HERMITAGE CAPODIMONTE" - RESPONSABILE AREA PSICHIATRICA DI "PSICOTERAPICAMENTE"

 

"Le dinamiche dell'amore cieco: tra criticità e possibilità trasformative" 

DOTT.SSA GIULIA CITARELLI – PSICOLOGA, PSICOTERAPEUTA, SPEC. PSICOLOGIA DELLA SALUTE - TERAPEUTA DI "PSICOTERAPICAMENTE"

 

"L'amore in divenire. Percorsi e possibili deviazioni" 

DOTT.SSA VANESSA ERRICO – PSICOLOGA, PSICOTERAPEUTA, PSICOANALISTA DI GRUPPO - TERAPEUTA DI "PSICOTERAPICAMENTE"

 

"Erotica e sessualità. Immagini archetipiche nella psicologia junghiana" 

DOTT. ALESSANDRO RAGGI - PSICOTERAPEUTA PSICOANALISTA JUNGHIANO - DOCENTE IN "AION" (SC. PSICOTERAPIA ANALITICA JUNGHIANA) - FONDATORE E RESPONSABILE DI "PSICOTERAPICAMENTE"

 

CONCLUSIONI

 

"Poliamore e coppie scambiste. Gli equilibri alternativi dell'amore felice, tra cronaca e testimonianza"
DANIELA IAVOLATO - SOCIOLOGA E GIORNALISTA - DIRETTORE EDITORIALE SECRET STYLE MAGAZINE

 

DIBATTITO CON IL PUBBLICO

 

SI RICHIEDE PRENOTAZIONE (sino a esaurimento dei posti disponibili): info@psicoterapicamente.it
Ingresso gratuito


     
"Sesso, tabù erotici e scambio di coppia": Mezz'ora al Tg su Canale 8
  08/05/2017 - alessandro

Mezz'ora al Tg, ventesima puntata: "sesso, tabù erotici e scambio di coppia".

Il Dott. Alessandro Raggi intervistato da Cristiana Barone nel rotocalco dedicato a temi di cronaca e cultura sociale in onda su Canale 8.


     
Psicoanalisi e terapie cognitivo-comportamentali: l'integrazione impossibile
Psicoanalisi e terapie cognitivo-comportamentali: l'integrazione impossibile
  13/03/2017 - alessandro

In molti domandano fino a che punto sia pensabile un'integrazione tra le psicoterapie. Effettivamente, in maniera un po' ingenua, si potrebbe essere portarti a chiedersi: «perché mai non unire le forze e provare a lottare, tutti assieme, contro il disturbo mentale?»

 

Questa è però, in alcuni casi, solo una nobile quanto irrealizzabile utopia e si fonda probabilmente sull'illusione che tutti condividano una medesima visione della natura umana. Purtroppo però la realtà non è questa, vi sono infatti profonde differenze proprio tra gli psicologi, gli psichiatri e gli psicoterapeuti rispetto a cosa si intenda per sano o insano, normale o patologico per la psiche umana. Il vero dramma è che non c'è condivisione neppure sul concetto di "normalità" e di conseguenza sull'idea di "disturbo mentale". Spiace deludere quanti immaginavano che i professionisti del settore avessero chiari i costrutti di base delle proprie discipline psicologiche o psichiatriche, ma i fatti sono proprio questi: manca una definizione univoca di normalità e di patologia. Neppure il famoso DSM (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) include una definizione di "normalità" e dunque di patologia, limitandosi a fornire descrizioni più o meno attendibili dei quadri sintomatici che convenzionalmente designano i vari disturbi psichiatrici.

 

Tra le varie forme di psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT) e le psicoterapie psicodinamiche e psicoanalitiche vi sono differenze non solo tecnico-metodologiche, ma etico-epistemologiche che non sono facilmente superabili. Ecco perché il "tutti uniti contro le patologie" non può funzionare. In particolare modo tra questi due orientamenti della psicoterapia, non si troverà alcuna facile integrazione, o comunione d'intenti. Psicoanalisi, psicoterapie psicodinamiche e CBT si muovono da presupposti di base completamente differenti rispetto alla visione della natura umana, del sintomo, della malattia, e pertanto dei concetti di "cura" e di "guarigione". Queste parole, nei rispettivi modelli psicoterapeutici, hanno significati profondamente dissimili.

 

La psicoterapia cognitivo-comportamentale, le psicoterapie strategiche, e in generale tutte le terapie di questo tipo, che si basano su una visione riduttiva della natura umana, intendono il sintomo fondamentalmente come uno spiacevole accidenti a cui rimediare: un problema da risolvere il più in fretta possibile. Le cause del sintomo e del suo mantenimento non sono "interpretabili", ma semplicemente funzionali. L'individuo psicologicamente sofferente va riparato e rimesso in condizioni di riprendere quanto prima il suo regolare funzionamento. Si tratta di una visione meccanicistico-funzionale della vita e di un riduzionismo della terapeutica psicologica a pratica ortopedica.

 

Psicoanalisi e psicodinamica, hanno invece una più complessa concezione della natura umana. Esse considerano il sintomo non tanto - non solo - come "un problema da risolvere", quanto "un problema che viene posto" all'individuo da forze più potenti della coscienza del soggetto stesso.
Se da un lato, quello delle terapie cognitivo-comportamentali, quindi, la cura consiste nel togliere il sintomo, dall'altro, quello della psicoanalisi, la cura è a partire dalla domanda che pone il sintomo come possibilità di interrogarsi sul proprio malessere più profondo. Le terapie psicodinamiche non si focalizzano, quindi, sul sintomo ma su ciò che il sintomo significa per quel soggetto, sulle sue possibilità trasformative e sul suo potenziale individuativo.

 

«La società è la più forte istigatrice dell'incoscienza perché la massa divora il singolo che non trova fondamenti in sé stesso, riducendolo immancabilmente a particella impotente. Lo Stato totalitario non potrebbe sopportare neppure un istante che la psicoterapia si arroghi il diritto di aiutare l'uomo a realizzare a sua naturale destinazione; al contrario insisterebbe sul fatto che essa deve essere altro che strumento di produzione di forze collettivamente utili. La psicoterapia si trasformerebbe così in un tecnicismo teso a un unico scopo: l'incremento dell'efficienza, del rendimento sociale. L'anima sarebbe privata della sua vita per divenire una funzione il cui uso sarebbe affidato all'arbitrio dello Stato. La psicologia sarebbe abbassata a mera ricerca delle possibilità di razionalizzare l'apparato psichico. Per quanto riguarda infine le finalità terapeutiche del trattamento, l'incorporazione del paziente nella struttura statale diverrebbe il criterio di guarigione. (...) Lo Stato non si distinguerà allora in nulla da una prigione o da un termitaio.»
(Carl Gustav Jung, "La psicoterapia oggi, 1945)


     
Psicoanalisi e addiction: tendenze di ricerca
Psicoanalisi e addiction: tendenze di ricerca
  22/02/2017 - alessandro

Riccardo Galiani, studioso prolifico, e Carlo Paone, hanno proposto un contributo di notevole interesse teorico per la rivista scientifica di psicologia del profondo "Il Minotauro", fornendo una disamina necessariamente sintetica come ricordano gli stessi autori, ma quanto mai chiara e puntuale, sulle più attuali tendenze di ricerca nell'inquadramento psicoanalitico delle dipendenze patologiche.

 

Emerge in quest'articolo la propensione degli autori a orientarsi nella babele della teoria della clinica psicoanalitica con la disinvoltura di chi è capace di intendere le trasformazioni attuali nella psicopatologia senza rivendicare punti di vista esclusivi.

 

Particolarmente stimolante in questo scritto anche lo sguardo, teso ad abbracciare prospettive psicodinamiche troppo spesso apparse incapaci di comunicare tra loro.

 

Quanto mai opportuno il lavoro presentato da Galiani e Paone, proprio nell'epoca contemporanea ove proliferano trattamenti psicologici basati su tecniche comportamentali spesso non sostenuti da alcuna metapsicologia di riferimento, nel tentativo di comporre un discorso in movimento tra filoni psicoanalitici differenti accomunati da una comune visione etica dell'uomo.

 

Qui il link all'abstract dell'articolo di Riccardo Galiani e Carlo Paone dalla rivista Il Minotauro, anno XLIII Vol. n. 2 – Dicembre 2016

 

AUTORI

 

Riccardo Galiani

psicoanalista della Società Psicoanalitica Italiana e dell'International Psychoanalytical Association, insegna come professore associato Psicologia Dinamica e Psicopatologia delle Relazioni presso il Corso di Laurea Magistrale in Psicologia Clinica della Seconda Università degli Studi di Napoli. Coordinatore del gruppo di ricerca "Il problema del transfert".

 

Carlo Paone

psicologo, membro del gruppo di ricerca "Il problema del transfert" (Dipartimento di Psicologia, Seconda Università degli Studi di Napoli), specializzando in psicoterapia presso la scuola dell'Istituto Mosaico Psicologie.


     
I DISTURBI PSICHICI NELLA GLOBALIZZAZIONE: Tg 10
  11/02/2017 - alessandro

I disturbi psichici nella globalizzazione. Dalla crisi del campo familiare ai sistemi di cura per dipendenze, anoressie e distruttività".

Alessandro raggi e Francesco Comelli in dialogo con la cominità educante.

Forum urbano pluriprospettico per una rete educativa di sostegno alle fragilitò a cura della psicoterapeuta Nuccia Morselli.

 


     
I DISTURBI PSICHICI NELLA GLOBALIZZAZIONE
I DISTURBI PSICHICI NELLA GLOBALIZZAZIONE
  26/01/2017 - alessandro

"I disturbi psichici nella globalizzazione. Dalla crisi del campo familiare ai sistemi di cura per dipendenze, anoressie e distruttività".  

 

Forum Urbano Pluriprospettico con

 

Francesco COMELLI e Alessandro RAGGI

 

10 febbraio 2017, ore 10:00-13:00
Teatro "Eschilo", Gela

 

In dialogo con Francesco Comelli e Alessandro Raggi ci saranno alcuni dei professionisti locali impegnati ogni giorno a vario titolo nella costruzione di una comunità educante a Gela. Saranno loro ad intervistare due dei maggiori esperti a livello nazionale.

 

Il prof. Francesco Comelli è uno Psichiatra- Psicoanalista SPI Società Psicoanalitica Italiana, Dir. Scientifico ABA, Associazione studi e ricerca Anoressia e Bulimia, Membro didatta dell' Istituto Italiano Psicoanalisi di Gruppo, Didatta Istituto Italiano Psicoanalisi di Gruppo di Milano, Professore di Etnopsicopatologia, Università di Urbino e Coordinatore scientifico del progetto nazionale Basti Menti.

Il dott. Alessandro Raggi è psicoterapeuta e psicoanalista junghiano, responsabile dell'Organizzazione dei Centri ABA in Italia, insegnante presso la scuola di specializzazione in Psicoterapia Analitica AION di Bologna e cura la rubrica semestrale "DCA e nuove dipendenze" per la rivista scientifica di Psicologia del Profondo "Il Minotauro".


     
Morte in corsia a Saronno: colpa della malattia mentale?
Morte in corsia a Saronno: colpa della malattia mentale?
  04/12/2016 - alessandro

Ogni volta che non si è in grado di spiegare la natura crudele dell'uomo, si tende a collegare il crimine e la violenza alla "malattia mentale".

 

L'Ospedale di Saronno è al centro di un'inchiesta che vede coinvolti il medico di pronto soccorso Leonardo Cazzaniga e l'infermiera Laura Taroni, entrambi accusati di aver deliberatamente tolto la vita a decine di malcapitati pazienti. Assieme alla coppia, sono idagati numerosi altri medici e infermieri, oltre allo stesso primario della struttura. (Leggi su "La Repubblica")

 

Ha molto colpito l'opinione pubblica la storia di questo medico che amava farsi chiamare "angelo della morte" e della sua amante infermiera che si ritenevano dispensatori di vita e morte attraverso il "protocollo Cazzaniga" su cui indaga la procura.

 

Non sappiamo se i due, assieme agli altri indagati saranno ritenuti colpevoli e se dunque quell'Ospedale fosse diventato un teatro dell'orrore anzichè un luogo di cura, ma è certo che qualcosa non ha funzionato. Sicuramente è diventato luogo di silenzi, errori, bugie e omertà.

 

Troppo comodo liquidare tutto ciò che sembra essere accaduto a Saronno come colpa della follia o del delirio di onnipotenza che affonda nel narcisismo perverso.

 

Al di là di ciò che diranno le indagini circa le responsabilità penali dei singoli, ci sono evidenze che mostrano un quadro di connivenze, silenzi e complicità che vanno ben oltre la "follia" individuale. Perchè la commissione d'inchiesta interna all'Ospedale riunitasi dopo la denuncia di un'infermiera coraggiosa - che accusò Cazzaniga di abusare del suo ruolo per nuocere ai malati - decise tre anni fa di archiviare il caso senza neppure ascoltare l'infermiera? Dov'erano i colleghi di quel medico, a cosa pensavano mentre di fianco a loro avveniva tutto ciò che pare essere avvenuto?

 

Occorre dire, comunque, che proprio da quello stesso Ospedale sono partite le denunce, da un'infermiera e da un'altro medico, c'è stato stesso lì dentro qualcuno che ha rappresentato un anticorpo al male che pare aver divorato quella stessa struttura. 

 

Se tutto ciò che sta emergendo fosse confermato, non  ci troveremmo a fare i conti con una situazione analoga a quella vissuta ai tempi del nazismo? La follia e il crimine, avevano forse contagiato milioni di cittadini in quel caso? Se le responsabilità di fronte alla legge sono di poche persone, che dire degli spettatori passivi? Di coloro che hanno covato anche un solo sospetto e non l'hanno denunciato? Sono questi forse meno responsabili dei primi?

 

Chiunque abbia avuto anche un minimo dubbio e non ha mosso un dito, non è certamente folle, e probabilmente non sarà neppure giudicato criminale, ma la sua coscienza dovrà essere abbastanza profonda da contenere la disperazione del dolore che è stato causato anche per colpa dei suoi silenzi e quindi della sua complicità. E non diciamo che si è trattato di diniego onnipotente perchè era solo squallida omertà.

 

Dott. Alessandro Raggi, psicoterapeuta psicoanalista

 


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