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Psicheanima
Psicheanima
  02/12/2011 - admin

Arthur Rimbaud e Jim Morrison

L'Ombra creativa dei ribelli

L'accostamento tra Arthur Rimbaud e James Douglas Morrison[1] è stato proposto da W. Fowlie, docente di letteratura francese alla Duke University (U.S.A.) in un affascinante e coraggioso parallelo tra i due personaggi. Più che entrare nel merito del lavoro di Fowlie, che secondo una certa condivisibile critica non rende giustizia alla memoria di Morrison, lasciandolo apparire come poco più di un epigono di Rimbaud, vorrei soffermarmi sul titolo: " Rimbaud and Jim Morrison, The rebel as poet". Chissà per quale motivo, i traduttori italiani hanno preferito invertire le parole "ribelle" e "poeta", traducendo: "Il poeta come ribelle". Apparentemente, potrebbe sembrare nota di poco conto, ma "Il poeta come ribelle", può tutt'al più dirsi di un Dante o di un Majakovskij.

Rimbaud e Morrison invece, sono uniti forse unicamente dalla loro natura di ribelli che si fanno poeti. Il titolo originale di Fowlie è dunque l'unico pertinente.

Infatti, Rimbaud, oltre ad essere ancora l'insuperato riferimento di tutte le avanguardie, ed a generare dichiaratamente ispirazione in autori quali James Joyce e Pier Paolo Pasolini, è certamente il più letto ed amato tra tutti i poeti nell'universo di ribelli per eccellenza: il Rock.

Questo fatto dev'essere preso in seria considerazione se si vogliono analizzare senza pregiudizio la psicologia e la spiritualità contemporanee.

Bob Dylan, consiglia la lettura di Rimbaud nei testi delle sue canzoni. I Beatles si sono ispirati alle poesie di Illuminations per alcune scene del loro film Help. La rockstar Patti Smith, dedica un intero libro di poesie a Rimbaud, alcune delle quali anche belle. Impossibile inoltre, tralasciare l'indubbia influenza di Rimbaud sull'intero movimento della Beat Generation: per Jack Kerouac, autore del romanzo simbolo "On the Road", è l'atto stesso dello scrivere che guida le emozioni. Scrivere significa aderire al processo creativo fino alla perdita della coscienza.

Il talento, nella critica corrosiva delle poesie di Allen Ginsberg, che nel suo lavoro "l'Urlo" ha esaltato fino ad un paradossale misticismo gli emarginati delle periferie, contrapponendoli criticamente al patinato "sogno americano", è collegabile alla sua conoscenza di autori quali: Walt Whitman, William Blake e Rimbaud.

La stessa energia nell'esaltazione del mito della vita vagabonda e la radicale contestazione della società borghese, si ritrova in Laurence Ferlinghetti. Fin dalla nascita della Beat Generation, Ferlinghetti è stato considerato uno dei suoi punti di riferimento, grazie ai suoi scritti ed alla sua libreria: la City Lights Book Shop di San Francisco. L'impeto allucinatorio della poesia di Ferlinghetti, contiene la diretta evocazione di Rimbaud, assieme ad altri poeti, quali numi tutelari della poesia mistica e visionaria.

Questi autori e musicisti, hanno sconvolto l'America degli anni '60, mostrando con cruda simbolicità espressiva l'Ombra paurosa della società americana. Mentre una buona parte di Americani mangiava comodamente popcorn discutendo sull'attualità dell'ultima pettinatura di Jaqueline Kennedy, milioni di persone si massacravano in Vietnam. L'intera generazione Beat portò nelle ordinate famiglie americane la stessa esplosività che gli americani allontanavano con noncuranza. I Beat rivoltarono la società ed i valori che la supportavano come un guanto. Mischiarono la filosofia con il sesso, erano saggi e matti, musicali e maledetti. Il loro mito era la letteratura classica, ma anche la libertà assoluta di pensiero e di movimento. La loro semplicità e l'importanza delle ragioni propugnate, lontana dal mondo di celluloide Hollywoodiano e dalla politica dei sondaggi, colpì dritta il cuore di un intero universo giovanile che vi s'identificò completamente.

Senza una ribellione non c'è incontro con l'Ombra. L'Ombra agisce silenziosa e gioca scherzi mortali a nostra insaputa. La presa di coscienza dell'Ombra passa soltanto attraverso una radicale rivisitazione di tutto ciò che è noto, di tutto ciò che è scontato. Senza la capacità di ribellarsi, di rimettere tutto in discussione, non si può pensare a costruire. I castelli di carta crollano presto, così come rovinosamente cedono le alte torri dove preserviamo le nostre certezze e le credenze stantie. La verità è un cammino, non è mai statica. Aldo Carotenuto la definì "verità itinerante". La sua ricerca esige la perdita di qualcos'altro. Anche la ribellione quindi, ha il suo prezzo. Mao Tse-Tung, era convinto che nessuna rivoluzione si potesse vincere se non fosse mossa da una giusta causa e se non si disponesse dei mezzi per effettuarla. Morrison e Rimbaud erano dei ribelli, ma anche delle personalità eccezionali. Dai ricordi della Madre e della sorella, si è saputo che Rimbaud passava notti insonni a leggere come un forsennato. Spesso digiunava e restava al lume di candela, chino sui libri, quasi in preda ad una sorta di delirio.

Jim Morrison voleva essere un poeta. Voleva che si parlasse delle sue poesie, che si discutesse di ciò che pensava del mondo e della società. Effettivamente, solo oggi la critica si sta accorgendo che Morrison è stato anche un poeta degno di rilievo. Alla fine della sua fulminea vita si ritirò a Parigi, dove sperava di potersi dedicare alla poesia e probabilmente ricominciare ad occuparsi della sua prima passione: il cinema, la regia. Non voleva più sentirsi una rockstar, e forse lo era stato solo per caso. Il suo grande merito come musicista, fu proprio quello di aver riavvicinato il palcoscenico del rock al teatro classico, ai ditirambi dell'ebbrezza dionisiaca. Morrison era un buon letterato ed un conoscitore della letteratura classica. Questa era la sua passione principale. Nella poesia An American Prayer scrisse: "Reinventiamoci gli dei, tutti i miti dei tempi (...) dove sono le feste che ci avevano promesso, dov'è il Vino Nuovo? (...) Lo sapevi che la libertà esiste solo nei libri di scuola?". Jim non riuscì a trovare quel Vino Nuovo, sentiva che la libertà di essere un poeta non gli sarebbe stata concessa. L'ingordigia dei mass-media infatti, fu implacabile. La società aveva ormai eletto Morrison re del Rock e del sesso. Le proiezioni di milioni di persone pretendevano Morrison inchiodato in un ruolo che egli, forse, non voleva incarnare più. Fu seppellito non solo dalla personalità indebolita dall'alcool, che era un effetto non una causa, ma soprattutto dal peso che gli era stato inflitto.

Sarebbe stato difficilissimo sbarazzarsi dello stereotipo che gli era stato ritagliato su misura addosso, comunque lui non ne fu capace e questo lo portò alla morte. Non poteva diventare un semplice scrittore, non aveva diritto a desiderare di vivere nel modesto appartamento di rue de Beautreilleis, in compagnia della sua fidanzata Pam. Doveva morire come "Re Lucertola", il seducente cantante in pelle nera dai movimenti psichedelici, lo sciamano elettronico.

La sorte di Rimbaud, indipendentemente da altre caratteristiche personali, in questo senso fu più benevola. Nel 1880 non c'erano fan-club, o giornalisti e televisioni in grado di scovarlo in qualche capanna in Africa. La società del consumo non poteva commercializzarlo come "poeta-prodotto".

La voce di Jim Morrison, come Arthur Rimbaud è la voce delle generazioni di ribelli, ma è anche la voce di tutti coloro che non si fermano davanti a ciò che è dato come scontato. E' la possibilità di cambiamento e di rinnovamento che contraddistingue l'immagine di Rimbaud. La capacità di evocare l'Ombra come uno spettro, che è il dono dei ribelli e tra questi, Rimbaud e Morrison saranno sempre in prima linea.

 

[1] J.D. Morrison (1943-1971) Poeta e Rockstar statunitense. La sua breve stagione come cantante rock ha lasciato un'indelebile impronta infiammando una generazione. Dopo la sua morte, avvenuta a Parigi, ha continuato ad appassionare milioni di persone in tutto il mondo. E' entrato di diritto nell'empireo dei miti della musica moderna e della cultura giovanile del XX secolo.

 

Dott. Alessandro Raggi