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Dott. Alessandro Raggi

La Psicoterapia: cos'è?

Cos'è la psicoterapia e chi può esercitarla?

 

La pratica della psicoterapia in Italia è per legge è riservata a medici o psicologi iscritti ai rispettivi albi professionali che abbiano frequentato una Scuola quadriennale post-laurea riconosciuta dal MIUR (Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca) e abbiano conseguito il titolo abilitante sostenendo con esito favorevole tirocinio e esame finale. I medici specializzati in psichiatria, possono esercitare la psicoterapia solo se iscritti all'apposito Albo Speciale presso il proprio Ordine professionale. Non tutti gli psichiatri, dunque, possono esercitare la psicoterapia.

 

Il campo della psicoterapia non è omogeneo, vi sono infatti almeno due grandi filoni teorico-clinici (umanistico/ermeneutico/esperienziale e tecnico/metodologico) dai quali scaturiscono a loro volta le principali distinzioni applicative delle varie forme di psicoterapia (diverse centinaia), le quali a seconda dell'approccio teorico dal quale originano, si possono a loro volta ricondurre ai seguenti principali ambiti:

 

  • psicoterapie psicoanalitiche
  • psicoterapie umanistico-esistenziali
  • psicoterapie sistemico relazionali
  • psicoterapie cognitivo-comportamentali

 

Quale tipo di psicoterapia è più efficace?

 

È ormai assodato che non esistono forme di psicoterapia in assoluto più efficaci di altre, mentre dagli studi e dalle ricerche sembra piuttosto emergere un'indicazione consistente circa la capacità personale del terapeuta come variabile più significativa. In pratica è più importante che il terapeuta sia empatico, esperto, abile e capace, piuttosto che "specializzato" nell'una o nell'altra forma di psicoterapia. Oltre alle "variabili legate al terapeuta" esistono evidentemente anche "variabili legate al paziente" (stile di personalità, resistenza al cambiamento, fiducia nel terapeuta, aspettative, ecc.) che prescindono dal tipo di disturbo e che possono influire in maniera decisiva sull'esito del trattamento. 

 

È dunque centrale il rapporto paziente-terapeuta come fattore predittivo per un esito favorevole della psicoterapia, qualunque sia l'orientamento taorico-clinico del terapeuta. 

 

Tra le varie psicoterapie, comunque, la psicoterapia psicodinamica (che si basa cioè sulle teorie psicoanalitiche senza essere una vera e propria psicoanalisi) ha mostrato un'efficacia molto alta per il trattamento di numerose patologie e per alcuni disturbi oltre a una maggiore efficacia, anche una migliore stabilità nel tempo rispetto ad altre terapie.

Per alcuni anni le terapie di tipo cognitivo-comportamentale hanno ottenuto un enorme successo e una grande diffusione, specialmente grazie al fatto che si sono mostrate particolarmente adatte allo studio in laboratorio grazie alla loro ripetibilità e alla standardizzazione del processo terapeutico, hanno anche evidenziato una buona efficacia nel trattamento di disturbi monosintomatici, senza cioè altre forme di disagio o sofferenza psicologica associate.

Gli studi scientifici più recenti stanno però dimostrando, come dopo i trattamenti di tipo cognitivo-comportamentale, i sintomi nonostante appaiano attenuarsi o anche scomparire dopo un periodo di trattamento, tendano solitamente a ripresentarsi dopo non molto tempo, con manifestazioni addirittura più gravi delle precedenti o assumendo una diversa forma morbosa.

Nelle psicoterapie psicodinamiche, invece, dalle evidenze scientifiche, il miglioramento del paziente oltre a presentare una maggiore stabilità nel tempo, sembra proseguire anche dopo il termine della terapia. 

 

Che differenza c'è tra psicoterapia e "psicoterapie brevi"?

 

"Non esistono terapie brevi, ma solo terapeuti bravi" (Migone P., Terapeuti "brevi" o terapeuti "bravi"? Una critica al concetto di terapia breve. Psicoterapia e Scienze Umane, 2005, XXXIX, 3).

E' vero, infatti, che tutte le psicoterapie cercano di risolvere il problema del paziente nel più breve tempo possibile e nel modo migliore, mentre le psicoterapie "brevi" non risolvono più in fretta di altre terapie i problemi solo grazie al loro nome, rischiano al contrario di essere solo "brevi" senza aver risolto nulla.

 

La "psicoterapia breve" è un tipo di terapia che ha una durata temporale limitata decisa a priori e indipendente dall'esito del trattamento. E' importante chiarire che al di là del nome - "terapia breve" - non si tratta di "brevi terapie" ma di terapie che sono limitate a un determinato numero di sedute, dopo le quali se il soggetto non migliora la terapia viene (o dovrebbe) essere semplicemente comuque conclusa. Una "breve terapia" è invece l'obiettivo di qualunque psicoterapeuta che abbia interesse a portare a un miglioramento o a una guarigione il proprio paziente nel minor tempo possibile. 

 

La psicoanalisi dal punto di vista etico ed epistemologico è esattamente all'opposto delle terapie cosiddette "brevi", peraltro molto alla moda oggi, focalizzate alla mera estirpazione del sintomo che crea fastidio all'individuo, estrapolandolo dalla dimensione più globale della sua personalità, dalla sua storia. 


In queste terapie si tenta di trattare il sintomo come se fosse un'escrescenza estranea e non una risposta del soggetto, spesso l'unica possibile, alla propria sofferenza. L'enorme rischio di queste forme di terapie è proprio questo: ci si illude di aver eliminato un sintomo, ma la sofferenza che lo ha causato è ancora presente e rischia persino di restare muta, causando maggior dolore e danno al soggetto. 

 

Per concludere non esistono terapie "lunghe" o terapie "brevi", ma solo terapeuti bravi o meno bravi di altri.