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Il narcisismo perverso: Narciso batte Edipo?
Il narcisismo perverso: Narciso batte Edipo?
  04/10/2012 - admin

 

Dal Blog del Dr. Alessandro Raggi su Medicitalia: leggi qui l'articolo da Medicitalia.it

 

La psichiatra francese Marie France Hirigoyen, dopo i successi dei suoi libri "Molestie morali. La violenza perversa nella famiglia e nel lavoro" (Einaudi, 2005), e "Sottomesse. La violenza sulle donne nella coppia" (Einaudi, 2006), in cui ha descritto le caratteristiche dell'autore delle molestie morali, che ha definito "perverso narcisista", propone ora un nuovo lavoro: "Abus de faiblesse et autres manipulations" (abuso di debolezza e altre manipolazioni). In questo testo, ancora non edito in Italia, l'autrice entra ancor più nel merito del problema della perversione morale e del narcisismo, mettendo in discussione le caratteristiche della nozione di "consenso" da parte della vittima degli abusi morali.

 

Il narcisista perverso, nella descrizione della Hirigoyen, è simile ad un vampiro, che prosciuga le energie delle proprie prede fino a dominarne completamente la psiche. Questi individui, sono socialmente molto integrati e non hanno consapevolezza delle loro gravi problematiche psicologiche, che invece, si riflettono nella relazione profondamente disturbata che instaurano con gli altri.

 

I soggetti psicologicamente più deboli, che apparentemente sottostanno alle manipolazioni del narcisista perverso, appaiono come consenzienti, mentre in realtà sono semplici vittime del plagio, spesso seducente, tipico del narcisista perverso. Si tratta di abili manipolatori, privi di scrupoli e di morale, che considerano l'altro un oggetto da sfruttare. Sono soggetti pericolosi e molto esperti nel cogliere le caratteristiche psicologiche altrui, ma del tutto incapaci di provare una genuina empatia verso le altre persone.

 

L'autrice, forte anche di una robusta esperienza clinica personale, narra di come questo tipo di comportamenti, siano in qualche modo più legati che in passato ai mutamenti sociali, arrivando a ipotizzare in qualche modo il superamento di Edipo da parte di Narciso. Dai tempi di Freud, infatti, il rapporto degli individui con il senso del limite, del divieto, dello scrupolo di natura morale, fonte dei conflitti inconsci all'origine dei sensi di colpa e delle nevrosi, è profondamente mutato. Il contesto attuale, dove tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge appare come possibile, porta molte persone a doversi confrontare con limiti spostati sempre più verso l'alto, rispetto ai quali alcuni individui si sentono inadatti, insufficienti. Il narcisista perverso, si colloca in questo quadro socio-psicologico e la sua patologia è una risposta al senso d'inadeguatezza che deriva da un'immagine di se non corrispondente ai canoni imposti dalla società. I dubbi circa la propria identità del narcisista perverso, la sua mancanza di autostima, lo conducono a comportamenti compensatori megalomanici.

 

Nel testo della psichiatra francese, si mostra la differenza tra atteggiamenti narcisistici sani e patologici, poiché il narcisismo non è di per sé patologico anzi, esiste un narcisismo sano e adattivo in molte personalità. La spinta senza scrupoli verso la scalata sociale e il cinismo con cui i perversi narcisisti affrontano la carriera, invece, lasciano poco spazio alla possibilità di smascheramento di questi individui, anche perché si camuffano applicando meticolosamente le regole del "sistema", motivo per il quale non è difficile che vengano addirittura premiati ed elogiati pubblicamente.

 

Insomma, quella del narcisista perverso è una patologia che cela una violenza insidiosa e nascosta, le cui vittime sono persone più vulnerabili che vengono a trovarsi in condizioni di subdola sottomissione psicologica rispetto al manipolatore.


     
Psicheanima
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  24/03/2012 - admin

STELLE

(C. G. Jung) - Le stelle del tuo destino sono nel tuo petto.

 

(S. Freud) - Le stelle sono magnifiche, ma, per quanto riguarda la coscienza morale, Dio ha compiuto un lavoro diseguale e trascurato, poiché la grande maggioranza degli uomini ne ha ricevuto soltanto una quantità modesta o addirittura talmente piccola che non vale la pena di parlarne.

 

(I. Kant) - Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto piú spesso e piú a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte nell'oscurità, o fossero nel trascendente fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza. La prima comincia dal posto che io occupo nel mondo sensibile esterno, ed estende la connessione in cui mi trovo a una grandezza interminabile, con mondi e mondi, e sistemi di sistemi; e poi ancora ai tempi illimitati del loro movimento periodico, del loro principio e della loro durata. La seconda comincia dal mio io indivisibile, dalla mia personalità, e mi rappresenta in un mondo che ha la vera infinitezza, ma che solo l'intelletto può penetrare, e con cui (ma perciò anche in pari tempo con tutti quei mondi visibili) io mi riconosco in una connessione non, come là, semplicemente accidentale, ma universale e necessaria. Il primo spettacolo di una quantità innumerevole di mondi annulla affatto la mia importanza di creatura animale che deve restituire al pianeta (un semplice punto nell'Universo) la materia della quale si formò, dopo essere stata provvista per breve tempo (e non si sa come) della forza vitale. Il secondo, invece, eleva infinitamente il mio valore, come [valore] di una intelligenza, mediante la mia personalità in cui la legge morale mi manifesta una vita indipendente dall'animalità e anche dall'intero mondo sensibile, almeno per quanto si può riferire dalla determinazione conforme ai fini della mia esistenza mediante questa legge: la quale determinazione non è ristretta alle condizioni e ai limiti di questa vita, ma si estende all'infinito.


     
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  05/03/2012 - admin

VIDEOINTERVISTA del Sole 24h al Dott. Alessandro Raggi

 

http://video.ilsole24ore.com/TMNews/2012/20120304_video_16415032/00001190-napoli-un-aiuto-concreto-contro-bulimia-e-anoressia.php

 

 


     
Mobbing soprusi psicologici sul luogo di lavoro
Mobbing soprusi psicologici sul luogo di lavoro
  24/02/2012 - admin

Articolo del Dott. Alessandro Raggi su MEDICITALIA: "Mobbing soprusi psicologici sul luogo di lavoro"

 

http://www.medicitalia.it/minforma/Psicologia/1297/Il-Mobbing-soprusi-psicologici-sul-logo-di-lavoro

 

1.      Introduzione e significato:

Il termine "Mobbing" (dall'inglese "to mob", in italiano : assediare, circondare) venne introdotto nel 1971 dall'etologo Konrad Lorenz per  rappresentare una tipologia di comportamenti osservabili nel mondo animale, tesi ad escludere un membro dal gruppo. Nel 1972 il medico svedese Heinemann utilizzò il termine Mobbing come sinonimo di Bullying (bullismo), in una ricerca sull'aggressione di singoli bambini da parte di gruppi di coetanei. Più recentemente (anni '80) lo psicologo svedese Heinz Leymann, definì il mobbing nell'accezione attuale: "una comunicazione ostile, non etica, diretta in maniera sistematica da parte di uno o più individui generalmente contro un singolo individuo."

 

2.      Definizione:

Il vocabolario (Treccani) all'originaria definizione etologica del mobbing, aggiunge la seguente definizione: "Forma di molestia psicologica esercitata sul personale delle aziende, consistente nell'impedirgli di lavorare o nel porgli insopportabili costrizioni nello svolgimento del lavoro.".

La letteratura (Maier E. - 2003 - Il mobbing come fenomeno psicosociale) individua e distingue differenti tipologie di mobbing, le principali sono:

 

mobbing orizzontale: quando colleghi di pari livello, in gruppo e tacitamente in accordo tra loro, mettono in atto azioni vessatorie più o meno esplicite nei confronti del collega;

mobbing verticale: quando le angherie e le vessazioni sono attuate da soggetti posti in una posizione gerarchicamente superiore a quella del soggetto interessato (capi, manager, datori di lavoro, imprenditori);

 

3.      Aspetti medico-legali del mobbing:

Il mobbing è stato riconosciuto come malattia professionale dall'INAIL ed è indennizzabile ai sensi dell'art. 13. del D. Lgs 38/2000. Nel 2003 la Sovrintendenza Medica generale dell'INAIL ha definito i criteri per cui i disturbi psichici possono essere considerati di origine professionale ed ha specificato che tali condizioni ricorrano esclusivamente in presenza di situazioni di incongruenza delle scelte in ambito organizzativo, situazioni definibili con l'espressione "costrittività organizzativa".

Le situazioni di "costrittività organizzativa" più ricorrenti sono  state precisate in un elenco che riveste valore orientativo per eventuali situazioni assimilabili (malattie psichiche e psicosomatiche derivanti da stress lavorativo). Nel rischio tutelato dall'INAIL può essere compreso anche il cosiddetto "mobbing strategico" specificamente ricollegabile a finalità lavorative.

 

ELENCO INAIL DELLE "COSTRITTIVITÀ ORGANIZZATIVE"
· 
Marginalizzazione dalla attività lavorativa
· Svuotamento delle mansioni
· Mancata assegnazione dei compiti lavorativi, con inattività forzata
· Mancata assegnazione degli strumenti di lavoro
· Ripetuti trasferimenti ingiustificati
· Prolungata attribuzione di compiti dequalificanti rispetto al profilo professionale posseduto
· Prolungata attribuzione di compiti esorbitanti o eccessivi anche in relazione a eventuali condizioni di handicap psico-fisici
· Impedimento sistematico e strutturale all'accesso a notizie
· Inadeguatezza strutturale e sistematica delle informazioni inerenti l'ordinaria attività di lavoro
· Esclusione reiterata del lavoratore rispetto ad iniziative formative, di riqualificazione e  aggiornamento professionale
· Esercizio esasperato ed eccessivo di forme di controllo.

L'iter diagnostico da seguire ai fini della trattazione medico-legale dei casi di Mobbing denunciati all'INAIL, prevede una serie di specifici passi che vanno dalla diagnosi alla valutazione del danno.

Lo psicologo è fondamentale per la ricostruzione dell'eventuale nesso causale, necessario per la tutela giuridica del "mobbizzato", tra la situazione di disagio e l'esordio dei sintomi, cui deve essere collegata un'attenta anamnesi e diagnosi.  Il mobbing, infatti, è riconosciuto come tale solo quando, a fronte di una condizione o situazione di continue e protratte angherie nel tempo, si manifestano in seguito i sintomi psicofisici.

 

4.      Conseguenze psicofisiche del Mobbing

Il mobbing ha il potenziale di causare o contribuire allo sviluppo di molti disturbi psicopatologici, psicosomatici e comportamentali e ciò è ampiamente sostenuto da pubblicazioni a livello internazionale (Einarsen et al, 2003). La depressione e il disturbo d'ansia sono le diagnosi formulate più comunemente, anche se sono frequenti altri inquadramenti diagnostici e precisamente il disturbo dell'adattamento (DA) e il disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS); infatti, queste ultime due sindromi rappresentano più tipicamente la risposta ad eventi esterni.

Va ripetuto che il mobbing non è uno stato, ma un meccanismo, che si sviluppa a seguito di una condizione esterna. In rapporto alla durata degli stimoli negativi e all'intensità della situazione di lavoro, si possono osservare disturbi clinici di entità sempre crescente  che tendono ad assumere un andamento duraturo nel tempo sino a vere e proprie devastazioni della personalità, in alcuni casi riacutizzando anche patologie psicosomatiche e/o psichiche precedentemente manifestate dal soggetto. Le conseguenze del mobbing producono un effetto "circolo vizioso", che causano ulteriori difficoltà di adattamento del soggetto alla situazione lavorativa, una drastica riduzione dell'autostima e la sensazione di incapacità nel gestire la realtà quotidiana. E' frequente che l'individuo si senta egli stesso in colpa per ciò che sta accadendo alla sua vita. La vita intera del soggetto, nei casi più gravi, si trova così ad essere compromessa, con separazioni, divorzi e un progressivo ritiro anche dalla sfera sociale.

I sintomi più frequenti, riconducibili ai disturbi psicosomatici, psicopatologici e comportamentali accennati sopra, sono i seguenti:

 

ALTERAZIONI DELL'EQUILIBRIO SOCIOEMOTIVO: Depressione, ansia, fobie, ossessioni, attacchi di panico, isolamento;

 

ALTERAZIONI DELL'EQUILIBRIO PSICOFISIOLOGICO: aggravamento di condizioni preesistenti, mal di testa, disturbi gastrointestinali, tachicardia, dermatiti, disturbi del sonno e della sessualità;

 

DISTURBI DEL COMPORTAMENTO: Abuso di alcool, fumo, farmaci e droghe, reazioni aggressive, passività, disturbi del comportamento alimentare (con rilevante perdita o aumento di peso).

 

5.      Terapia e trattamento:

La terapia del mobbing è un tema molto delicato e complesso. I disturbi, infatti, non possono essere semplicemente trattati in chiave sintomatica, essendo legati a una condizione stressante concomitante.  Il "mobbizzato" va considerato non solo come paziente che presenta una sintomatologia ma come persona in notevole difficoltà per il cui aiuto concreto è necessario attivare ipotesi di risoluzione che prendano in considerazione tutti gli aspetti del problema.

Affrontare il mobbing significa dunque rivolgersi a professionisti in grado di gestire in modo multidisciplinare tutti gli aspetti legati alla questione: psicologici, medici, legali.

Lo psicologo e/o lo psicoterapeuta oltre a svolgere un ruolo indispensabile in tutti gli aspetti diagnostico anamnestici del mobbing, sono essenziali nel trattamento delle conseguenze del mobbing e delle eventuali sindromi a esso correlate.

 

6.      A chi rivolgersi in caso di Mobbing

Nei casi in cui si sospettano patologie legate allo stress da mobbing, va sempre informato il proprio medico curante.

 

Gli psicologi e gli psicoterapeuti inoltre sono utili per il trattamento delle conseguenze del mobbing, come già accennato e anche perché possono produrre certificati validi per provare il nesso causale tra comportamenti di mobbing aziendale e malessere psicologico del lavoratore vittima.

L'Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro (ISPESL) ha creato un network in collaborazione con i centri clinici pubblici che afferiscono, cioè, al Sistema Sanitario Nazionale (SSN). IN Tutte le ASL regionali sono stati aperti dei centri di ascolto, dove poter ottenere una valutazione clinica dello stato di salute e della condizione occupazionale.

 

Ovviamente tra i professionisti da consultare non devono mancare gli avvocati (specializzati in lavoro), in alternativa, i maggiori sindacati nazionali hanno attivato per ogni sede regionale degli specifici sportelli antimobbing, ai quali rivolgersi per informazioni sulla prevenzione e sulla gestione di controversie derivati da situazioni di mobbing.

 

7.      Siti utili

‐          http://www.ispesl.it/networkMobbing/

‐          http://www.salute.gov.it/dettaglio/pdPrimoPiano.jsp?sub=3&id=99&area=ministero&colore=2&lang=it

‐          http://oltreilmobbing.it/index.php?mod=13_Centri_antimobbing


     
Psicheanima
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  22/02/2012 - admin

PUBBLICA IL TUO ARTICOLO SU PSICHEANIMA.IT

 

Da oggi sino al 29 febbraio 2012 verranno selezionati i migliori articoli che vorrete inviarci per la pubblicazione (con indicazione dell'autore e sintesi biografica) sul sito www.psicheanima.it

 

Gli articoli dovranno contenere da un minimo di 1500 a un massimo di 5000 caratteri e dovranno essere in formato .doc o .docx

 

Il tema degli articoli dovrà riguardare uno dei seguenti argomenti: psicologia, psicoanalisi, psicologia analitica, biografie di personaggi illustri della psicoanalisi (sarà particolarmente gradita una breve biografia di Freud), patologie.

 

Non saranno considerati lavori già reperibili in rete o comunque non originali.

 

Gli articoli selezionati e sottoposti a verifica ed eventuale modifica redazionale, verranno pubblicati nella sezione del sito più adatta al tema.

 

Si possono inoltrare i propri lavori all'indirizzo email: info@psicheanima.it

 

 


     
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  20/02/2012 - admin

ABA è a NAPOLI- Associazione per lo studio e la ricerca sull'anoressia, la bulimia e i disordini alimentari

 

Ora ABA (l'Associazione per lo studio e la ricerca sull'anoressia, la bulimia e i disordini alimentari) è anche a Napoli!
Attualmente l'ABA è presente in diverse città italiane.


In ABA ci sono circa 100 persone che lavorano nei Centri Associati distribuiti sul territorio nazionale. Sono psicoanalisti, psicoterapeuti, gruppo analisti, psichiatri e medici internisti che hanno un approccio psicodinamico-psicoanalitico.

 

Per ogni informazione n. verde 800165616


     
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  12/02/2012 - admin

Gregory Bateson e Jung

 

"Forse non tutti sanno che"...Gregory Bateson (1904-1980) firmò alcuni suoi scritti con il nome di " Basilide" uno gnostico del II secolo e si rifece dichiaratamente al pensiero di Jung ( Angels fear, uscito postumo nel 1987, vedi introduzione e seguenti) in molte delle sue riflessioni. In particolare Bateson fu attratto e ispirato dalla teoria degli archetipi, inoltre, dopo la lettura dei "Septem Sermones ad Mortuos" (1916) di Jung, scrisse: "Il libro di Jung sottolineava la differenza tra il Pleroma, il mondo puramente fisico governato solo da forze e urti, e la Creatura, il mondo governato da distinzioni e differenze. Mi divenne chiarissimo che c'è una corrispondenza tra i due insiemi di concetti e che non ci possono essere mappe nel Pleroma, ma solo nella Creatura. Ciò che porta dal territorio alla mappa è la notizia di una differenza, e a quel punto mi resi conto che la notizia di una differenza era sinonimo di informazione."  - e aggiunge in seguito - "nel solco della differenza tracciata da Jung (...) otterremo in questo modo un diverso punto di partenza per l'epistemologia, molto più costruttivo della differenza tra spirito e materia. In luogo del vecchio dualismo cartesiano voglio parlare della natura del processo mentale, del pensiero nel senso più ampio del termine e della relazione tra pensiero e mondo materiale...".


     
Psicheanima
  05/02/2012 - admin

Anoressia e omertà alla Scala di Milano

Mariafrancesca Garritano, etoile della Scala di Milano è stata licenziata per aver parlato contro l'anoressia. Il nostro più grande e incondizionato sostegno a Mariafrancesca per il suo coraggio.


     
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  26/01/2012 - admin

Il "simbolo" nella psicoanalisi freudiana e junghiana

 

Una breve distinzione può rendersi innanzitutto utile tra: archetipo e manifestazione archetipica. Mentre il primo non può essere definito né osservato, poiché appartiene alla struttura stessa dell'inconscio collettivo, la sua manifestazione può invece essere colta e si presenta come simbolo.

Il simbolo, è per Jung una manifestazione dell'archetipo inconoscibile. Questo, a differenza dell'archetipo, può essere conosciuto, ma anch'esso non può essere definito in maniera univoca e stabile. L'etimologia della parola simbolo, ci riconduce alla sua densità originale. Il termine greco symballein, si riferiva al mettere (ballein) assieme (syn). Questa parola era riferita ad una conchiglia o un coccio, che spezzata veniva divisa tra due persone che potevano ritrovarsi solo facendo combaciare le parti che originariamente erano state divise. Il ricomporre l'unità, è la caratteristica propria del simbolico e del simbolo. Nel simbolo, riconosciamo quel trait d'union che riconcilia l'inconscio collettivo, di natura archetipica, con le possibilità personali. In questo senso, la manifestazione dell'archetipo è di natura simbolica ed ha carattere personale.

Vediamo, prima di spingerci oltre, che tipo di suggerimenti utili alla comprensione del simbolo possiamo trarre dalla linguistica:

L'allegoria, viene spesso erroneamente assimilata al simbolo, così come la metafora o l'emblema.

La distinzione principale è che queste figure retoriche, non hanno nel loro significato un valore diverso dal significante, ma se ne propongono come sostituti. Così, il leone, può rappresentare allegoricamente il coraggio o la forza, la bandiera essere l'emblema di una nazione o di uno stato, e così via.

Questi sono strumenti propri della comunicazione fine, ma non escono dalla loro appartenenza all'universo semantico del "segno", che è il sostituto di un significante con un altro dal medesimo significato.

La natura del simbolo, è invece per sua origine riconducibile ad una polisemia di significati.

Il simbolo svela solo un aspetto del significato originario, ad esso è sempre rapportabile il suo aspetto bilaterale.

Freud, fu il primo ad elaborare una lettura psicologica del simbolo. Nella sua teoria, lo intese come il modo indiretto dell'inconscio, di rappresentare i desideri inaccettabili rimossi dall'Io. Anche nell'accezione freudiana, notiamo il duplice volto del simbolo. Esso è contemporaneamente via d'accesso privilegiata (tramite il suo manifestarsi nel contenuto dei sogni e delle fantasie) all'inconscio, sia via di fuga dei contenuti rimossi dall'Io. Mentre i desideri inconsci trovano un velo nel loro rappresentarsi come simboli, altrettanto però li possiamo svelare solo grazie al loro affiorare come simboli nei sogni e nei sintomi.

Questa caratteristica bipolare, rende il simbolo capace di connettere dialogicamente l'inconscio ed il cosciente.

Freud, pur avendo introdotto il simbolo nella dimensione clinica psicologica, non compì quel salto che consentì con Jung la ricollocazione del simbolo come non connesso ad un significato specifico. Il simbolo di Freud, è un segno che indica l'appartenenza di un'immagine alla sfera del rimosso, è dunque un sostituto di una realtà. Jung, al contrario, non intende il simbolo come sostituto di alcuna realtà, è esso stesso realtà psichica in quanto contenitore del possibile e dunque anche del potenziale trasformativo.

L'archetipo dell'inconscio collettivo, si traduce in simbolo nella psiche individuale, questo simbolo, si rappresenta in quella determinata forma per mezzo delle esperienze individuali e soggettive di colui che lo produce. Per questo, nella tecnica d'interpretazione Junghiana, non è assolutamente possibile riferirsi ad un simbolo nei sogni senza tenere conto di chi è il sognatore, anche se i motivi tipici di quel dato simbolo possono appartenere ad un tema di origine collettiva.

E' proprio sul terreno del simbolo che il dissidio metodologico e teorico tra Freud e Jung assume caratteri serrati. Infatti, se per Freud era possibile risalire ad un significato rimosso tramite l'affiorare del simbolo, con l'ausilio del metodo riduttivo proprio della psicanalisi, per Jung il simbolo è portatore di quella poliedrica multiformità d'immagini che lo rende capace di riconnettere l'individuo alla complessità delle rappresentazioni collettive. Freud, cerca di ritrovare gli elementi soggiacenti partendo dalla complessa rappresentazione simbolica; Jung, parte invece dall'elemento semplice che si manifesta simbolicamente, per seguirne la scia. Il simbolo, riconduce alla complessità dell'archetipo da cui deriva, e permette il ricollocamento del singolo nell'ambito della collettività alla quale egli stesso appartiene.

Lo strazio della patologia, è proprio nella lacerazione, apparentemente insanabile, che si sperimenta nei confronti dell'altro. La solitudine inesprimibile del sentirsi diversi ed alienati. Si è sprofondati nell'impossibilità comunicativa e destinati all'esilio, all'emarginazione dal contesto dei "sani".

La definizione del simbolo, il suo essere ricondotto ad un significato, porta con se la morte del simbolo stesso, simbolo che è esso stesso vivo e generatore di significati sempre nuovi.

L'aliquid stat pro aliquo del simbolo freudiano, cede il passo alla natura del simbolo come tertium non datur. Nella riformulazione junghiana del simbolo dell'incesto, troviamo l'esemplificazione di questa differente visione della natura e delle possibilità umane. Freud riteneva che l'immagine dell'incesto, legata al complesso edipico, fosse in rapporto con i desideri incestuosi arcaici del bambino. L'osservazione dei processi transferali tra analista e paziente, portò Jung a notare quanto questi desideri inconsci fossero effettivamente attivi e presenti anche in seguito. Se Freud vede in ciò la sostituzione, nevrotica, di un desiderio rimosso, Jung vi osserva il riproporsi di un motivo archetipico collettivo. Lo stesso motivo è più volte presente nei miti e nelle culture nella forma di: ritorno ad un passato simbiotico ed appagante. Il motivo della sizigia maschile/femminile, la riunificazione degli opposti e la fusione in un'unità primordiale, sono costanti che segnano lo sviluppo di ogni essere umano. In questo senso, la tecnica utilizzata nell'interpretazione dei simboli e del contenuto dei sogni, oltre che riduttiva è detta amplificativa.

Se il limite dell'uomo è legato alle possibilità molteplici degli archetipi che preformano, non si coglie un limite nella possibilità di espressione degli archetipi stessi.

Il sintomo è una corazza che è destinata a morire quando ne viene svelato il valore simbolico. Questo accade proprio perché il simbolo viene nuovamente rimmesso nel processo trasformativo. La maggiore difficoltà per la terapia, consiste appunto nel permettere al soggetto di riappropriarsi della vitalità del simbolo, che è imprigionato nella forma sintomatica che lo trattiene. Sbloccando il sintomo, che è una letteralizzazione del simbolo, il tertium, potrà continuare ad operare come tramite tra gli opposti inconscio/conscio, permettendo uno scambio dialogico fluido e dinamico tra loro.

La posizione prospettica assunta dal simbolo junghiano, consente all'uomo di trovarsi ad essere portatore di un destino che si è compiuto, ma che attende il proseguimento in una storia che appartiene al futuro e non imprigiona senza scampo l'individuo nell'inesorabile giogo del passato. Il nucleo vitale che collega l'attimo che fu al futuro, è il possibile celato nel simbolo.


     
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  08/01/2012 - admin

TU

Jorge Luis Borges  (1899 – 1986)

"Un solo uomo è nato, un solo uomo è morto sulla terra

Affermare il contrario è pura statistica, è un'addizione impossibile.

Non meno impossibile che sommare l'odore della pioggia e il sogno che hai sognato ieri notte.

Quell'uomo è Ulisse, Abele, Caino, il primo uomo che ordinò le costellazioni, l'uomo che innalzò la prima piramide, l'uomo che scrisse gli esagrammi del Libro dei Mutamenti, il forgiatore che incise rune sulla spada di Hengist, l'arciere Einar Tamberskelver, Luis de Leon, il libraio che generò Samuel Johnson, il giardiniere di Voltaire, Darwin sulla prua del Beagle, un ebreo nella camera letale, un giorno tu e io.

Un solo uomo è morto a Ilio, nel Metauro, a Hastings, ad Austerlitz, a Trafalgar, a Gettysburg.

Un solo uomo è morto negli ospedali, sulle navi, nell'ardua solitudine, nella camera dell'abitudine e dell'amore.

Un solo uomo ha guardato la vasta aurora.

Un solo uomo ha sentito sul palato la freschezza dell'acqua, il sapore della frutta e della carne.

Parlo dell'unico, dell'uno, di colui che sempre è solo».

 

Da Wikipedia: Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo, noto come Jorge Luis Borges (Buenos Aires24 agosto 1899 – Ginevra14 giugno 1986), è stato uno scrittoresaggistapoetafilosofo e traduttore argentino.

È ritenuto uno dei più importanti e influenti scrittori del XX secolo, ispirato tra gli altri da Macedonio FernándezRafael Cansinos Assens, dalla letteratura inglese (ChestertonKiplingStevensonWellsDe QuinceyShaw), dalla germanica (SchopenhauerHeineKafka) e dal Taoismo. Narratore, poeta e saggista, è famoso sia per i suoi racconti fantastici, in cui ha saputo coniugare idee filosofiche e metafisiche con i classici temi del fantastico (quali: il doppio, le realtà parallele del sogno, i libri misteriosi e magici, gli slittamenti temporali), sia per la sua più ampia produzione poetica.


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